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mercoledì 31 dicembre 2008

I've got this guitar and I've learned how to make it talk

Caro Lorenzo,
mi dispiace turbarti in un giorno di festa, ma sono abbastanza preoccupata.

La nostra piccola Vigje, oggi, compie un anno e non ha ancora imparato a parlare.

Stentatamente articola G e D, talvolta E, più raramente A.
Solo con molti sforzi e dopo tanti tentativi, le esce una F, ma comunque non riesce mai a metterla in fila con le altre.
E non c'è verso che spiccichi B, mai in nessun caso.

Ritengo, e perdona la franchezza con cui te lo dico, che questa afasia sia dovuta ad un trauma in tenera età: credo, infatti, che il suo sia un blocco dovuto alla mancanza del padre naturale.
Non ti vede da un anno e non dice, in pratica, niente di più di quello che diceva a te.
Ho pensato anche di avvalermi di un tutore romano, ma è fuggito in Bangladesh.

Sebbene io sia felice, con Vigje, e le voglia bene nonostante la sua menomazione, vedo che la tua assenza impedisce il suo sviluppo e devo chiederti - non senza una certa riluttanza dovuta all'orgoglio - di venire al più presto a farle visita, nella speranza che la tua presenza le sia di un qualche stimolo, e faccia progressi.

Confido nel tuo aiuto e ti auguro un felice anno nuovo
L'ERRI

Al veglione

Credevate che con l'acquisto dei biglietti e il concerto di Natale fosse finita, invece la saga di L'ERRI e Tal dei Tali continua.

La notte di San Silvestro il nostro eroe tiene un concerto in provincia di Reggio Emilia, al quale io non posso recarmi [qualche testa rotolerà per questo] e, in tutta sincerità, vorrei che, allora, nessuno sulla faccia della terra vi assistesse.
Poiché ciò è poco verosimile, ritengo che, tanto vale, ci vadano la Nini e il Ghatto e poiché le sorprese alla Nini ultimamente mi vengono bene [non ha internet, non posso sputtanargliele]
, Ghatto e io cominciamo a tramare nell'ombra.

Essendo che io sono a casa a grattarmi la pancia, inizio a prendere contatti; dopo un paio di telefonate, parlo con la prevendita dei biglietti:

Tipo dall'Altra Parte: Sci, sci, i biglietti ci sciono, ma te dadov'è che vieni?
L'ERRI: Trieste
TAP: Ah, sci sci, i biglietti ci sciono! Perché per dar modo atùtti di vederlo abiàm tenuto da parte deibi gliètti per quèlli che vèngon da fuoori.
L'E: Ottimo. Come devo fare per prenotarli?
TAP: Alòra, guarda: adesscio ti mando un'emeil con tùtte le istrussioni, e te poi puoi fare il bonifico o'l peipal. Com'è la tua emeil?
L'E: Eh, un attimo, perché non è per me, è per un mio amico, solo un momento che gli chiedo su che mail vuol ricevere la sua...
TAP: Mozèrto! Tanto io scion qua!
[L'E in msn a Ghatto: Dammi la tua mail subito immediatamente è urgenteeee]
L'E: Arrivo, eh!
TAP: Mo tranquilla! Mo tè non vieni?
L'E: Eh, purtroppo no, non posso
TAP: Ma cooome?
L'E: Eh, sì, lo so, mi sono incastrata da sola in un capodanno casalingo in tempi non sospetti e oramai sono impegnata....non parliamone!
TAP: Mo che pecàto! Perché, tra l'altro, fa un conzerto belìsscimo, sciai?
L'E: Sì, no, lo so, l'ho visto a Taneto il Ventisette
[L'E in msn a Ghatto: Ghattoooo??? La maiiiil!!!]
TAP: Mo guarda che fa un conczerto tùtt odiverscio, scei proppio scicura che nonviee ni?
L'E: Eh, purtroppo sì, sono sicura, ho provato a cambiare programmi, ma non mi è stato possibile. Veramente, guardi, lasciamo perdere, non ne voglio parlare, davvero!
TAP: Socmel, mo è proppio un pècato, mo dovresti venire perché ti perdi tanto un belspe tac'lo!
L'E: Senta, guardi, facciamo così: le do intanto la mia mail e poi la inoltro io, così ci salutiamo, eh?

lunedì 29 dicembre 2008

Il Cenone della cretina


A Trieste usa il cenone della vigilia a base di pesce e io, ormai triestina patòca, mi adeguo.

Antipasto:

Cappesante gratinate:
Si prendono le cappesante nel mezzo guscio, già aperte e parzialmente pulite dal pescivendolo. Le si guarda con ripugnanza e le si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi, che le lava e, al momento opportuno, le cosparge di pangrattato e di un trito aromatico. Dopo di che, le inforna a centottanta per qualche minuto e, quando esce profumo di cappasanta, le serve subito.Una volta cotte e coperte del trito aromatico, possono essere guardate con un po' meno ripugnanza e addirittura prese per la valva. Attenzione che la valva uscita da forno è una delle cose più calde del creato, suggerisco di afferrarle con i polpastrelli callosi della mano sinistra [destra se siete Paul McCartney]


Acciughe all'ammiraglia:
Si prendono le acciughe [sardòni de Barcolja] dal pescivendolo. Le si guarda con ripugnanza e le si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi, che le lava, le decapita, le eviscera, le apre a libro e le dispone in un piatto. Vi si versa sopra del succo di limone filtrato e le si lascia riposare un giorno in frigo.

Acciughe sotto sale:
Si prendono le acciughe [sardòni de Barcolja] dal pescivendolo. Le si guarda con ripugnanza e le si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi, che le lava, le decapita, le eviscera, le apre a libro e le dispone a strati in un vaso di vetro alternate ad uno strato di sale, chiudendo con uno strato di sale, un disco di ardesia del diametro del vaso e una pietra pesantissima. Dopo quaranta giorni mi pare che siano pronte, ma forse già dopo venti bisogna fare qualche operazione di manutenzione, tipo ripulirle dal sangue spurgato, roba del genere. Non lo so, le ho solo viste fare alla madre di mia madre quando ero piccola, non le ho mai fatte personalmente, è una cosa troppo cruenta.
Al supermercato se ne trovano di molto buone, marca "Delicious", sia in vasetto sott'olio che in busta sottovuoto, da lavare.

Salmone affumicato:
Si prende un salmone in Norvegia. Lo si guarda con ripugnanza e lo si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi, che lo lava, lo decapita, lo eviscera e lo appende in cantina, accendendogli sotto un fuocherello di legni pregiati. Se no si va da Masè, o in un'altra rinomata rosticceria, e si compra una busta di salmone affumicato. Si noti che in negozio costa il triplo che in supermercato, ma è più buono; l'ideale se avete ospiti a cui non piace: figurone e scorpacciata pur comprandone poco.

Baccalà mantecato
Si prende un baccalà, forse dal pescivendolo, forse alla Isole Far Oer, non so. Lo si guarda con ripugnanza e le si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi.
Si noti che, nel frattempo, il frigo è diventato la galleria degli orrori.
Si fa una seduta spiritica e si evoca la buon'anima di nonno Giggi, che faceva il baccalà mantecato a mano, sbatazzando il pesce, perfettamente pulito e ridotto a bocconi, in una pentola con l'olio. Gli si chiede anche se prima il pesce va cotto, se bisogna aggiungere sale e aromi e come procedere esattamente. In mancanza di un avo veneto cuoco provetto, si consulta un ricettario tradizionale o, già che si è da Masè a prendere il salmone, lo si compra in rosticceria.

Insalata russa
Si riducono a dadini delle stesse dimensioni carote e patate cotte al vapore, si aggiungono piselli, anch'essi cotti e, secondo alcuni, olive e dadini di prosciutto cotto. Volendo qualche peperone in agrodolce. Si inonda il tutto con la maionese, si compatta in foggia di zuccotto e si guarnisce con le uova sode. Se non ci avete messo il prosciutto, potete guarnire coi gamberi.

Primo
Risotto scampi e rucola
Poiché mia suocera è diventata intollerante anche al glutine [prima era intollerante solo a me], ho servito come primo piatto - per la gioia di mio suocero - il risotto con gli scampi e la rucola.
Lo so - lo so - mi sono piegata alla rucola, me ne vergogno moltissimo. Come attenuante posso dire che è stata solo la seconda volta in un anno e che l'ho fatto con estrema moderazione.
Il risotto scampi&rucola si prepara precisamente come tutti gli altri risotti, solo che ci si mettono gli scampi, non si manteca col parmigiano e la rucola si mette alla fine, se no rilascia l'amaro.

Secondo
San pietro in guazzetto
Come secondo piatto abbiamo portato in tavola i filetti di pesce san pietro con un guazzetto di pomodoro, olive, capperi e aromi. Il san pietro, infatti, è un pesce infido, che non si sa mai se è saporito o no; nel dubbio, lo si ammazza con un condimento che andrebbe bene per coprire il sapore di una forma di gorgonzola putrescente, e si va sul sicuro.
Di contorno, una variante leggera delle patate in tecia, senza cipolla e senza pancetta, ma con il rosmarino e i profumi adatti al pesce.

Dessert
Non essendo in grado di preparare nulla che non contenesse glutine, ho offerto il raro e prezioso panettone Loison. A mia suocera ho servito un panettoncino per celiaci che ho comprato in farmacia; non so se fosse buono o meno perché non lo ha mangiato, la avevo già rimpinzata fin troppo.


Mentre abbiamo ancora il panettone in bocca, mia suocera si alza e decide che è il momento dello scambio dei doni: immediatamente smettiamo di mangiare, chi inghiottendo la fetta intera, chi sputandola sotto il tavolo, sbaracchiamo il tavolo alla bell'e meglio e procediamo col rituale.
Noi ce la caviamo rifilando a tutti marmellate fatte in casa, in cambio riceviamo:
- dalla nonna: cestone di leccornie assortite, che se non avessi miriagrammi e miriagrammi di avanzi in cucina da smaltire nelle feste accoglierei con maggiore entusiasmo.
- dai suoceri: tovaglia bianca da DICIOTTO coperti, che mia suocera mi porge con aria di sfida come a dire "E adesso vieni a raccontarmi che è piccola, come hai fatto con quella dell'anno scorso, cretinetta" e che io accolgo con aria raggiante come a dire "E adesso ti metterai il cuore in pace, la pianterai di volermi regalare tovaglie, sapendo che ne possiedo otto - nove con questa - praticamente nuove"
- dal cognato: centrotavola. Questo:






giovedì 25 dicembre 2008

Una giornata perfetta


Il 23 dicembre ho trascorso una delle poche sere della mia vita coniugale senza Zzi, a cena col mio capo e la collega anziana [in senso professionale].
Nei vari messaggini che ci scambiamo, il mio consorte mi informa che - contrariamente a quanto stabilito - la mattina successiva non andremo a fare la spesa insieme, ma dovremo dividerci.
Lì per lì non do peso alla cosa: penso che gli sia sopraggiunto un impegno, poi mi spiegerà, cazzi suoi, ora c'ho davanti la birra, ci penserò.
Torno a casa che è quasi l'una e per fortuna Zzi fa la nanna; siccome sono felpata come un ladro, nell'entrare in letto lo sveglio e lui raccoglie tutte le sue forze per dirmi che ha guardato sul sito del Vattelapesca e che cominciano le vendite per i biglietti di Tal dei Tali domani.
Domani? Il ventiquattro? La vigilia di Natale? E me lo dici adesso? Che faccio? Mi vesto? Vado in coda?
"Fai la nanna, Ruga, fai la nanna".
Obbedisco. Nonostante l'emozione, il sonno sopraggiunge rapido come un treno.
La mattina dopo, mi alzo mezz'ora prima della sveglia, stabilisco il record mondiale di abluzione e preparo la colazione, che ingerisco vorace come un anaconda mentre fisso torva Zzi, che è ancora lì che si barcamena col secondo biscotto.
Non avendo potuto pernottare sulla porta della biglietteria, mi avvantaggio sugli avversari mantenendo il riserbo fino all'ultimo, decidendo di vestirmi in maniera molto anonima, in modo da non far capire che sto andando a una coda e non far scattare allarmi nelle perverse menti dei molti potenziali nemici che incrocerò nel tragitto casa-teatro. Inoltre, ogni secondo deve essere riparmiato.
Camicia e maglione sono quelli della sera prima, presi pari pari come stavano sulla sedia ai piedi del letto e indossati in un sol gesto [io mi tolgo le camicie senza sbottonarle, lasciandole, di conseguenza, all'interno dei maglioni, come se un mostro alieno mi avesse divorata suggendomi dai miei stessi indumenti]. I jeans mi sa che erano da lavare perché erano da un paio di giorni sulla medesima sedia che attendevano con una speranza al limite della fede religiosa di vedersi trasportare nel bidone della roba per la lavatrice; pazienza, un giorno in più non sarà la fine del mondo. Stivale nero basso, modello Fascisti su Marte, che nel mio immaginario serve a darmi un tono distinto permettendomi comunque di procedere speditamente.
Svuoto la borsa sulla poltrona e - evento storico - la alleggerisco di tutte le puttanate che di solito mi porto dietro, riducendo il bagaglio a portafoglio, cellulare, chiavi, agenda, lettore mp3.
Alle 8,13 del microonde Zzi mi chiude alle spalle la porta di casa.
Salto i marciapiedi, dribblo le vecchiette, calcolo rapida i percorsi più brevi perché ora sono preziosi i decimetri, attraverso ai semafori col giallo e, lo ammetto, una volta anche col rosso. Ma non c'era nessuno.
Non corro da più di un mese e sono ingrassata di cinque chili negli ultimi venti giorni.
Il mio culo non è mai pesato tanto, sono di una lentezza irritante e giuro e spergiuro che se ce la faccio mi metto a dieta e vado a correre veramente, che non si può mai sapere quando serve essere atletici.
Alle 8,27 del mio cellulare sono alla biglietteria.
Nessuno.
Non c'è nessuno, cazzo, dov'è l'uomo-lista, a chi lo dico il mio nome, a chi lo dico che sono arrivata, che per ora sono l'ultima, ma che quelli che arrivano da adesso in poi non mi devono passare avanti? Penso di improvvisare una lista io, ma la borsa è vuota, non c'è il blocco Cervino e non ci sono i post-it.
Ma...un momento: fra un po' iniziano le vendite, possibile che siano tutti in giro? Vuoi vedere che tra i fan di Tal dei Tali non usa la pantomima della lista?
Vuoi dire che loro arrivano quando possono, vanno alla biglietteria, chiedono i biglietti, li pagano, e se ne vanno come se avessero comprato due etti di crudo? E se è finito, pazienza, mangeranno dell'altro, e magari ritornano più in là?
Entro nel teatro. C'è un signore che scrive un messaggio, lo saluto, mi saluta, mi vede che mi guardo intorno spaesata [come sempre, del resto, ma lui non mi conosce e non lo sa] e mi dice che la biglietteria è ancora chiusa. "Ah", faccio. "Xè de prender il nùmero". "Grazie".
Sto per piangere. C'è il numero. Quello nella chiocciola di plastica rossa, come in panificio, una numerazione messa lì dal teatro, che i cassieri del teatro riconoscono e accettano.
Andrò da Voce di Bionda col mio trangolino di carta rosa e lei non potrà dire che prima di me c'è tutta una comitiva di cinesi che sta per scendere da un pullman a due piani. No. Tocca a me perché su questo bigliettino c'è scritto lo tesso numero che lampeggia alle sue spalle. Ho il numero. Sto improvvisamente bene.
A questo punto, posso anche spargere la notizia, tanto chiunque arrivi, arriverà dopo di me: parte la raffica di telefonate, le manifestazioni di entusiasmo, la raccolta delle ordinazioni.
Alla Nini, il suo moroso e io facciamo una sorpresa, ma sono curiosa di sapere cosa si sia inventato per giustificare il fatto che alle 8,30 del 24 dicembre io abbia chiamato lei, in evidente stato di agitazione, per farmi dare con urgenza il numero di lui senza alcuna spiegazione ulteriore.
Finalmente tocca a me. 
Voce di Bionda non c'è, c'è una bionda che non credo che sia lei e una mora coi ricci. Meglio così: il vero vincitore mira al risultato ed è appagato con quello, umiliare l'avversario non mi interessa.
Mi accomodo allo sportello e pronuncio solenne, nel buco nel vetro che sta di fronte alla mia faccia: "Buongiorno. Vorrei quattro biglietti per Tal dei Tali". "Sì", fa la riccioluta dall'altra parte. "Platea" aggiungo. "Centrali" sottolineo. "Davanti" supplico. "Sul palco" miagolo.
Ricci-e-faccia di Bronzo mi fa distratta "Prima fila?" "Sììì!" esulto io come se il 28 maggio del 2003 la Juve avesse segnato al novantesimo vincendo la Champions contro il Milan, anziché perderla ai rigori come tutti sanno. 
Poi mi ricompongo e me la tiro "Mmmm...ma come si vede? E' tanto alto il palco?" "Mannnnooooo" - fa Ricci-e-faccia di Bronzo [mi sa che fanno una specie di test di Hayling sulla fluenza verbale, prima di assumerle, alla biglietteria del Vattelapesca] - "oddio, sì, è un po' alto [cerca di farla credibile], ma si vede bene lo stesso". "Okay", faccio ad una Ricci-e-faccia di Bronzo estasiata per aver sbolognato la prima fila, godendo in cuor mio della futura prossimità col mio beniamino, che la cretina dall'altra parte del vetro non può capire.
Esco, chiamo il mio Lorenzo preferito, gli espongo un piano delirante di concerto a Vicenza, pernotto a casa sua, partenza per Trieste e concerto a Trieste la sera successiva. La proposta lo alletta, ma ha problemi organizzativi - ci penserà su.
Intanto mi sovviene che avevo promesso un biglietto anche a Federizzi [dativo, cfr "Road to Mostar"], così, non appena un individuo - il terzo dall'apertura - entra in biglietteria, chiudo bruscamente la conversazione con il mio Lorenzo preferito e mi fiondo allo sportello di Ricci-e-faccia di Bronzo "Salve. Me ne da un altro, per piacere?" Ricci-e-faccia di Bronzo se la tira un po', come se non avessi visto che da quando sono uscita non è entrata un'anima, e poi mi dice che sì, ecco, è riuscita a darmi un posto adiacente ai quattro precedenti. Come se avesse personalmente aggiunto una poltroncina, come se avesse detto "oh, dai, stringetevi un po', scalate dul fondo, là nell'angolo, facciamoci stare anche questa mia amica - che tra parentesi suona il basso da Dio, ha una band di triestini conosciuti in Bosnia, troppo forte, vero?, è appena tornata da Istanbul, troppa roba -dài, che ce la facciamo stare. Graaandi, grazie". No. Non funziona così. Il posto c'è o non c'è. Non è entrato nessuno nei cinque minuti in cui ho elaborato l'ennesimo piano di conquista dell'universo con il mio fratello mancato, ergo il posto c'è.
Ma non ha importanza. Non discuto. Va tutto bene. Nella mia agenda rossa fanno la nanna placidi cinque teneri biglietti di prima fila per Tal dei Tali al Vattelapesca di Trieste. Niente può scalfire la mia gioia.
Devo ora andare in banca a chiedere un nuovo bancomat, poi comprare un coltrello per sfilettare il pesce, fare la spesa per il cenone di Natale coi suoceri e comprare un pensiero per i miei ospiti di Capodanno, possibilmente in quest'ordine, per ragioni meramente topografiche, essendo che mi trovo in Viale, ho la banca in Cavana e da lì trovo tutto il resto in via Roma, tornando a casa. 
Di conseguenza vado in via Battisti a comprare il coltello, in via San Nicolò a fare la spesa, in via Roma a prendere il regalo, e - oops, la banca! - in Cavana. Volteggio leggiadra a passo di tip tap con il cuore di zucchero filato e la testa a palloncino attaccata per un filo.
Arrivo a casa che Zzi ha già fatto la sua parte di spesa, gli mostro i miei acquisti, lo stordisco di particolari e finalmente mi rilasso sul divano.
Mi accorgo di essere a pezzi, le forze mi hanno abbandonata, le mie energie sono finite quando ho chiuso il quinto biglietto nella moleskine, il resto è stata inerzia euforica. Ho a malapena la forza di farmi battere il cuore, non sono neanche sicura di respirare. Se solo muovo un dito, muoio. Sono a brandelli, distrutta, sfinita, stanca, svuotata. 
E sono le dieci e venti

giovedì 18 dicembre 2008

No surrending Larry

Avendo appreso dell'imminente spettacolo presso un teatro cittadino di un artista di mio interesse, ho telefonato al suddetto teatro per informarmi sui biglietti, giacché ho timore che si esauriscano in fretta [per la stessa ragione, trattandosi di fatti realmente accaduti, sostituisco alcune parti che sarebbero troppo identificative, come nei romanzi dell'Ottocento]:

Voce Maschile: "Teatro Vattelapesca, buongiorno"
Larry: "Buongiorno, telefono per sapere se sono già in vendita i biglietti per lo spettacolo di Tal dei Tali"
VM:"Tal dei Tali?"
L:"Tal dei Tali, esatto"
VM: "Un momento"
* musichina di attesa
Voce di Bionda "Pronto?"
L: "Pronto, buongiorno, volevo sapere se sono già in vendita, o se no quando lo saranno, i biglietti per Tal dei Tali"
VdB: "Tal dei Tali?"
L: "Esatto, Tal dei Tali"
VdB " Mi dispiace, ma non abbiamo in programma spettacoli di Tal dei Tali"
L: "Ho visto sul sito del Vattelapesca che non c'è, ma sul sito ufficiale di Tal dei Tali c'è scritto, e io gli ho creduto"
VdB: "Ma siiiii, lo so, non è la prima persona che me lo dice, e in effetti quella data sarebbe libera, ma noi non abbiamo a contratto Tal dei Tali, non so che dirle"
L: "Capisco. Sarà presto: magari riprovo più in là"
VdB: "Ma sììììì, ma se no guardi il sito, se cambia qualcosa lo meeeeettono"
L: "Eh [belin] lo so, ma ora che la notizia compare sul sito i biglietti sono esauruti"
VdB: "Ma noooooooo! ma per Tal dei Tali? Ma si figuri!"
L: "Mi consola, ma in verità ho incontrato enormi difficoltà con gli spettacoli di Topolinia e Paperopoli"
VdB "Ma nooooooo, ma siamo a Trieste, siamo una realtà provinciale, cosa vuole che spariscano! Comunque ripro..."
Qui Voce di Bionda realizza che la avrei chiamata ad ogni ora di ogni giorno che Dio avesse mandato sulla terra e corregge
"...riprovi pure sul sito, tenga d'occhio il sito, se esce qualcosa viene subito messo sul sito"
"Allora non mi preoccupo"
"Ma noooooo, stia tranquilla e, mi raccomando, guardi il sito, eh"

Sono sicura che sia un depistaggio, Voce di Bionda vuole tenersi tutti i biglietti per stare sola con Tal dei Tali.
Ma io ho capito il suo piano, e lo sventerò!
Inizia ora una sottile guerra pissicologgica tra me e Voce di Bionda, vedremo chi la spunta.

mercoledì 17 dicembre 2008

Ultima teglia a San Luigi


Ho finito un'altra megaproduzione di biscotti: quattro chili di frolla, due giorni di lavorazione,  un'infornata bruciata e tre scottature sui polsi. Numero di sacchetti realizzato: tendente a infinito.

Sul pavimento della mia cucina è successo di tutto e io - ovviamente - ho burro ovunque!

martedì 16 dicembre 2008

Un rapporto a scatafascio


Quando è il suo compleanno, ovvero domenica scorsa, non gli faccio neanche gli auguri dal blog.
Quando lo incontro in riva al mare, neanche lo saluto.

Vinicio Capossela penserà che lo odii.
Cercherò di recuperare a San Valentino

Compleanni di Dicembre

Essendomeli praticamente dimenticati tutti, fingo di creare una rubrica - che esce inutilmente a metà mese - per recuperare.

Il 5 era il compleanno della tenera Gaia, ora "La findanzata di Monza."

Il 6 compiva gli anni la mia testimone di nozze, colei di cui custodisco mezzo cervello [nel senso che ne abbiamo uno in due, ma io non lo uso], il mio doppelgaenger, il mio Stanlio se io fossi Ollio, il mio Sali se io fossi Tabacchi, il mio Spongebob se io fossi Patrick.

Il 9 toccava alla Pipp (è uno dei miei nomi di fantasia, ovviamente!), ma io le ho fatto gli auguri prima, convinta che fosse anche lei il 5 e - curiosamente - non mi ha degnata di risposta.

Il 13 era il compleanno di CriPunto, ma ero troppo occupata a dimenticarmi dell'onomastico delle Lucie per ricordarmi di farle gli auguri. Sprofondo nella vergogna.

Il 14 è la volta di Vinicio Capossela. "Non vale, non è un tuo amico", diranno subito i miei piccoli lettori scassamaroni. E' vero, non vale. 
Comunque, se vuole socializzare, io una torta gliela preparo volentieri

Il 15 mi pare che sia il compleanno di mia zia, ma sono 20 anni che non le faccio gli auguri.

Il 16 compie 40 anni uno dei migliori uomini-lista di tutti i tempi, colui dal quale ho imparato tutto ciò che so sui biglietti, le saracinesche, i numeri e le code. Buon compleanno Giancavassa.

Il 18 è il compleanno di mio suocero e l'anniversario della stipula dell'acquisto della nostra casa.

Il 25 è convenzionalmente il compleanno di Gesù Cristo. "Non vale, non è un tuo amico", insisteranno i piccoli lettori. Invece sì, e comunque mi sa che in quasi 30 anni ho parlato più a lui che a tutti gli altri messi insieme.

Il 30 sarebbe il compleanno di Patti Smith, ma poi i miei piccoli lettori scassano e faccio finta di niente.

Non conosco nessuno che compia gli anni il 31, ma conosco due persone che li compiono il primo Gennaio.
Aspetteranno.



mercoledì 10 dicembre 2008

'egni del de'tino

La tastiera del mio computer inizia a dare segni di cedimento e sempre più raramente colpendo il tasto della lettera S la si vede comparire sullo schermo.
Mi sa che presto, stufa di digitare venti volte lo stesso carattere, finirò con lo scrivere così [la parte interessante è al minuto 1'10'']

martedì 9 dicembre 2008

Inquietante presagio


Se l'album è bello come la copertina siamo a posto, siamo

sabato 6 dicembre 2008

Oggi ho ricevuto un eccezionale riconoscimento per le mie creazioni dolciarie: una musicista di fama internazionale [di cui per ragioni di privacy non svelo le generalità, ma di cui potete vedere le sembianze e la bravura] si è complimentata con me per i miei biscotti.
Ne sono estremamente fiera, infatti me ne vanto impunemente da queste pagine.

Ecco come ho preparato le frolle che l'hanno conquistata:

Ingredienti:
1500 gr di farina
600 gr di zucchero
750 gr di burro
6 uova
3 bustine di lievito per dolci
sale
150 gr di nocciolela scorza grattugiata di un limone
80 gr di cacao in polvere
100 gr di cioccolato fondente in tavoletta
100 gr di pinoli
20 gr di orzo solubile
30 gr di caffè in polvere
50 gr di noci
100 gr di mele fuji essiccate
3 cucchiai di miele
2 cucchiai di cannella

Procedimento
La frolla si prepara impastando con forza e molto rapidamente farina,zucchero, uova, lievito e burro freddo a pezzetti.
L'ingrediente caratterizzante di mette prima del burro, perché così è più facile distribuirlo all'interno del composto.
Mi pare ovvio che non tutti gli ingredienti vadano messi in tutti i biscotti, infatti i quantitativi degli ingredienti di base servono a preparare 6 panetti di frolla, ciascuno da arricchire con i vari ingredienti caratterizzanti; orzo e caffè vanno nell stesso biscotto; l'impasto con la cannella va farcito con il trito di mele, noci e miele.

Tutto chiaro?No?
Bene!
Volevo proprio che non diventaste in grado di riprodurre le mie specialità.

venerdì 5 dicembre 2008

Tacche sul fucile...

...e buchi di cellulite sulle cosce.
A grande richiesta [delle vocine nella mia testa], la classifica delle gelaterie dalle quali vale la pena farsi crivellare le chiappe:


A Trieste:

- Zamporio [Zampolli presso il Conservatorio - e non avrai altro Zampolli all'infuori di que']
- Oro Puro [Piazza Belvedere]

A Genova:

- La Carla [dal Gaslini]
- Giorgelato [via San Vincenzo]
- La Primula [Lungomare di Camogli]

Altrove
- Il Nuovo Fiore a Riccione, ma non ci vado dall' 87
- Desenzano del Garda, quello nella via principale, vai a ricordarti come si chiama
- Centro commerciale Le Corti Venete di Verona, il chioschetto nel mezzo, inaspettatamente buono!!!

Non memorabile, ma eccezionalmente piacevole il gelato mangiato col Furlan all'aeroporto di Barcellona, reduci dai concerti e ancora pieni di cibo e di alcol, mentre guardavamo passare una sfilata di disgraziati, a tutt'oggi rimasta senza spiegazioni razionali

giovedì 4 dicembre 2008

A Zamporio gli fa una Pipola

Sabato 29 Novembre ci attendeva il grande evento mondano di fine stagione: il mercatino del circolo culturale sloveno di Barcola [vedere volantino che prima o poi mi prenderò la briga di pubblicare].
Per affrontare l'happening con le energie necessarie, abbiamo fatto una sosta ricostituente alla gelateria Pipolo.
No.
No su tutta la linea.
No, non ne vale la pena.
Passi che il mio standard qualitativo è Zamporio [Zampolli presso il Conservatorio] e che sono poche le gelaterie che lo tallonano in classifica, ma qui non stiamo più tallonando, non siamo neanche in zona Uefa. Qui ci salviamo dalla retrocessione solo perchè il cono era di una cialda molto fresca e fragrante e il cameriere davvero cortese.
Il gelato, infatti, è troppo dolce, acquoso eppure unto al palato, e tutti e 4 i gusti assaggiati [mousse alla cannella, tiramisù, carapino e bacio] hanno presentato il medesimo retrogusto di vanillina, tipico degli addensanti artificiali.
Non che la linea sia mai stata un problema, ma non farò un altro buco di cellulite sulle mie cosce per questo gelato. Non ne vale la pena.

mercoledì 3 dicembre 2008

Via Bonafata 6, Barcola / Barkovlje


Da sinistra verso destra, dal fondo al proscenio:
Misto biscotti [€ 5, gr 300]
Sorrisi di Larry [€ 3, 6 pz]
Croste [€ 2, frolla alla mandorla e marmellata ai frutti di bosco]
Maffi [€ 1, cioccolato fondente]
Biscotti [€ 3, gr 150]
- al cioccolato
- al limone e pinoli
- al caffè
- alle nocciole

Tra mezz'ora in vedita al mercatino del circolo culturale sloveno, in via Bonafata 6

Il risotto di stagione [una qualsiasi]

Uno dei risotti tipici della stagione durante la quale ho iniziato a scrivere di riso [e oramai praticamente passata] è il risotto con la zucca.
Appelliamoci al nostro motto "Lo so che è tardi, ma possiamo farcela se corriamo", e vediamo come fare.
Per un buon risotto con la zucca occorre una buona zucca. Se fa schifo la zucca, fa schifo il risotto.
Io non so riconoscere le buone zucche alla vista o al tatto, come si fa con le angurie o i meloni, ma non ho neanche mai trovato zucche schifose.
Ne possiamo desumere che:
1. Non esistono zucche schifose oppure che
2. Qualsiasi zucca abbia un normale aspetto di zucca è una buona zucca.
Ad ogni modo, la zucca si può acquistare già a fette, quindi direi che il problema non sussiste.
Prendete le fette di zucca e mettetele così come stanno in forno a 50/80 gradi per un paio d'ore. Meglio due e mezzo/tre; tanto non è che dovete passare il tempo a guardarle, potete fare un sacco di altre cose, mentre la zucca si intenerisce. Badate di mettere una ciotola d'acqua sul fondo del forno, così non si asciugano troppo.
Ora che la zucca è tenera, sbucciatela.
In verità, potevate sbucciarla anche a crudo, ma è durissima e tende a imprigionare il coltello a mo' di "Spada nella Roccia" [a a liberarlo all'improvviso in prossimità delle vostre falangi]. Oltre che faticosissimo, sbucciare la zucca a crudo è parecchio pericoloso, ci sono più mutilati da zucca di halloween che da petardi di capodanno.
Riducete la polpa a piccoli dadi, di mezzo centimetro circa di lato. Noterete che si spappolano un po': meglio!
Nella casseruola da risotto, fate sciogliere un poco di burro e mezza cipolla bionda tagliata finemente; quando la cipolla è trasparente, aggiungete la zucca e lasciate insaporire.
Aggiungete il riso [una tazzina per commensale, più una per la pentola, fino a 4 commensali; poi la pentola diventa ingorda e ne vuole di più] e fate cuocere per un minuto o due, rigirando per bene affinché non attacchi.
Aggiungete acqua calda e un dado da brodo.
Portate il riso a cottura [15/18 minuti] aggiungendo acqua gradatamente; è probabile che per tutto questo riso ci voglia più di un litro d'acqua, quindi i dadi da brodo possono diventare due, ma sarebbe opportuno che assaggiaste, anche perché la particolarità della zucca è di essere dolce. Se volevate un gusto deciso dovevate fare riso con la luganega.
A cottura ultimata, mantecate con poco burro e un cucchiaio di parmigiano [anche per questo andateci cauti col sale in cottura].
A piacere, profumate con gli ingredienti segreti, che è OVVIO che siano spezie, in questo caso, di cui una sicuramente è un pepe...ma quale? E anche se ve lo dicessi, quale mai potrebbe essere l'altra?

martedì 2 dicembre 2008

All work and no play

A parte il fatto che la devo smettere di usare titoli springsteenofoni per attirare gente a leggere i miei post, ecco cosa ha appena prodotto la Premiata Forneria Pravato:

[Le CROSTE, le piccole crostate scomposte]

[I MAFFI - fa ridere perché in genovese "maffo" vuol dire "sgangherato" ed è assonante con muffin, ciò che in realtà vorrebbero essere]

E....[I SORRISI DI LARRY, perché una volta mi hanno detto che ho un bel sorriso , non potendomi dire che ho un bel culo, e ho voluto crederci]



Le Croste hanno la frolla alle mandorle e la marmellata ai frutti di bosco, i Maffi sono al cioccolato, con pezzi di fondente 70%, e i Sorrisi di Larry sono fagottini di frolla alla cannella con farcitura di noci, miele e mele.
Per la ricetta, dovrete passare sul mio cadavere, ma potete comprarli a una cifra esilarante [che devo ancora stoabiliere] al mercatino del circolo culturale sloveno di Bàrcolja MERCOLEDI' 3 DICEMBRE DALLE ORE 15,30