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lunedì 23 marzo 2009

Giochiamo al dottore?

Stamattina, durante il mio lavoro di edicolante, ho scoperto questo sito:

http://image-challenge.nejm.org/#03192009


Si va lì e si tira a indovinare la diagnosi dalla foto.
E' abbastanza di cattivo gusto mettersi a giocare con le malattie degli altri, sono la prima a rendermene conto, ma non è poi moralmente tanto lontano dal guardare il Dottor House, ed è sicuramente più istruttivo.

PS - astenersi fighette impressionabili

sabato 14 marzo 2009

Motivi del cazzo per cui non voglio il nucleare

Perché sprecare ciò che abbiamo per rendere necessario procurarsene ancora è una logica demenziale, che non ha senso con le scarpe, figuriamoci con l'energia.
Perché gli impianti c'erano e abbiamo già deciso di farne a meno, cerchiamo di non fare la solita figura da quaquaraquà.
Perché se volevo vivere pericolosamente facevo la rockstar o l'autista del tram di Opicina, se faccio l'edicolante con l'hobby dell'indoeuropeo un motivo ci sarà!
Perché costerà un casino di soldi dei contribuenti mettere in piedi la baracca e farla funzionare, non diciamo minchiate!
Perché gli Italiani non sono esempi di disciplina e sicurezza, pensiamo davvero di saper fare meglio dei Russi?
Perché alla richiesta del mio Paese "Dacci dei soldi in cambio di una cosa superflua e a tratti pericolosa" ho già risposto "Eccovi il canone RAI".
Perché le centrali non si spengono di punto in bianco come un lumino da notte e se fin'ora abbiamo fatto a meno dell'energia che ne è comunque scaturita, evidentemente così vitale non era.
Perché tra dolci, fritti e sedentarietà ho uno stile di vita abbastanza scorretto da non aver bisogno dell'aiuto del premier per uccidermi, ma grazie della disponibilità!!!
Perché se una cosa ce l'hanno i francesi, a meno che non sia Trezeguet [o la Bellucci], non la voglio per partito preso.
Perché a Bruce pareva una puttanata già trent'anni fa:


...e questi sono solo i motivi del cazzo, figuriamoci se - per assurdo - ci riflettessimo seriamente...

giovedì 12 marzo 2009

Focaccia di Recco

Qua si ride, si scherza, ci si prende in giro e si guarda tutto attraverso gli occhi del demenziale [della demente: i miei], ma in certe situazioni occorre moderarsi.

Alla Focaccia di Recco bisogna accostarsi con serietà e rispetto.
Essa è la regina incontrastata della tavola del Tigullio, probabilmente il più grande contributo che Genova ha dato al mondo, dopo il gioco del lotto, i jeans e Francesco Baccini [noi genovesi siamo schivi, di gente come Colombo, Mazzini, de Andrè, Montale, Paganini, Renzo Piano e Vittorio Gassman non ci piace mica vantarci].

Le modalità di preparazione sono chiare:
Impastare 250gr di farina con un cucchiaio di olio extravergine d'oliva e acqua fredda quanto basta per ottenere una palla liscia.
Far riposare in luogo asciutto e tiepido per un'ora.
Stendere in due dischi sottili.
Qua cominciano i grattacapi perché dopo un'ora la palla ha sviluppato una memoria ed è perfettamente capace di ritornare alla configurazione iniziale.
Non importa quando rapidamente ed energiacamente la stendiate, la pasta della focaccia tornerà sempre una pallotta beffarda che vi guarderà sfrontata dalla madia.
A questo punto, ci si gioca l'ingrediente segreto: si chiama il paziente marito [che se ne stava tanto tranquillo davanti al pc] e gli si mette in mano il mattarello.

Improvvisamente, la pasta si fa docile e, lentamente, ma inesorabilmente, comincia a cedere.
A questo punto, il marito la solleva tra le dita e la fa ruotare, prima fra le mani, poi sui polsi, azzardando mosse aeree da pizzaiolo acrobatico.
['fanculo]
Dopo tanta inutile ostentazione di bravura, si può disporre sulla teglia unta il primo velo di pasta e distribuirvi sopra lo stracchino a cucchiaiate.
La regola delle regole vuole che vi vada l'Invernizzina, ma la cosa importante è che lo stracchino non sia troppo fluido, altrimenti in forno ce lo giochiamo.
Copriamo con il secondo velo di pasta, quello - se possibile - ancora più sottile
Ora si rimuove la pasta in eccesso, si piegano accuratamente i bordi per evitare perdite di formaggio e si condisce la superficie con un filo d'olio extravergine d'oliva e un pizzico di sale.
Ricordatevi di farci i buchetti, altrimenti diventa una mongolfiera che appena tocca la resistenza esplode dando luogo ad un disastro eco-caseario nel vostro forno.

Alla fine viene così

E ha un profumo tale che ci siamo avventati a mangiarla senza neppure ricordarci di farle una foto finché era intatta

lunedì 9 marzo 2009

Torta Tricioccolatata

Una delle mie più note caratteristiche è quella di essere perseguitata dalle bande musicali, che detesto.

Non ho mai capito se è per via di una sorta di legge di Murphy, per la quale, odiando le bande, ovunque io vada ce ne è una in agguato, o se la mia avversione è la reazione fisiologica all'incontrare da trent'anni, con assurda frequenza, bande e fanfare in ogni occasione.
Io sono lì [seduta in cima a un paracarro] che sto pensando agli affari miei e d'improvviso – paaarapaaa – arriva la banda col suo fracasso infernale e tutta quella roba che luccica.
Sto tranquilla in coda alla posta e – parapaaaa – diventa tutto un barrire e brillare, soffiare e scintillare.

Non che butterei tutti i pifferi [metonimia valida per praticamente tutti gli aerofoni, tranne l'organo, credo] nel cratere dello Stromboli però, in tutta franchezza, se nel prossimo tour ci risparmia i Miami Horns sono contenta lo stesso.

Ultima beffa del Nume Custode e Vindice delle Bande è il dono di una nuova preziosa amicizia musicale, la già citata musicista di fama internazionale, trombonista - manco a dirlo - per celebrare la cui consacrazione a Professoressa ho preparato un dolcino.

Essendo una laurea triennale [ho un giro di pivelli] ho optato per la Torta Tricioccolatata.

Si fa così:

Si prepara la base della Torta al Cioccolato per Antonomasia, utilizzando tre quarti delle dosi, ottenendo un disco di medio spessore che se anche non forma una voragine sulla superficie siamo contenti lo stesso!


Mentre il primo disco raffredda, se ne prepara un altro con la stessa procedura, ma impiegando cioccolato al latte. Anche questo sarebbe preferibile che mantenesse le proprie faglie il più prossime possibile
Si prepara intanto una farcitura leggera, lavorando a spuma 500 gr di mascarpone con due cucchiai di zucchero a velo e due tuorli d'uovo montati con tre cucchiai di zucchero semolato.
Al composto si uniscono 100 gr di cioccolato al latte ridotti grossolanamente a scaglie


Eccoci al momento di suspance: bisogna tagliare a metà ciascun disco cercando di ottenere quattro dischi di uguale spessore.
Possiamo passare sopra al fatto che siano, magari, un po' sproporzionati, ma è importante che il taglio sia regolare e condotto lungo un piano il più parallelo possibile alla base, perché i dischi andranno assemblati alternati e, così facendo, non ci sarà modo di compensare concavità/convessitudini!


Spalmate [spalmate è una parola grossa: distribuite meglio che potete] sul primo disco metà della stracciatella di mascarpone e coprite con un disco ricavato dall'altra torta.

Su questa nuova superficie spalmate [stavolta è fattibile] un abbondante strato di marmellata di ciliegie [dà al tutto un gusto più dolce e zuccheroso, se ne sentiva la mancanza...] e disponete sopra il secondo disco della prima torta.

Coprite anche questo con la farcia di mascarpone e cioccolato. Essendo piuttosto solida, potete approfittarne per compensare con essa eventuali irregolarità della superficie

Finite con l'ultimo disco di torta.
Non è importante con quale torta cominciate, badate, magari, a terminare con un "sopra", la cui superficie liscia facilita il processo di glassatura.
Se disponete di un "sopra" meno terremotato del mio, tanto di guadagnato.

A tempo perso vi sarete dilettati a foggiare scritte e tromboni di cioccolato fondente su ogni centimetro di carta da forno che avrete trovato in casa.
Badate che per ovviare alle irregolarità di stesura del cioccolato sarà necessario disporre le decorazioni sulla torta all'incontraire.
Il che, se non è un grosso problema per il trombone, richiede di farvi possedere dall'anticristo per le scritte.

Il trombone è uno strumento infido da riprodurre, sono generalmente necessari 28 tentativi prima di ottenerne uno, se non proprio presentabile, in cui almeno si apprezzi lo sforzo.
Attenzione perché il cioccolato fuso tende a squatragnarsi sulla carta da forno prima di coagulare, perciò i raffinati dettagli di contrappesi, valvole, giunzioni e sfiati diventano impietose patacche.
In questo caso vale tutto: dalla phonata di aria fredda [super-rischio] alla carta da forno posata sul ghiaccio, al marito che soffia [piano!] sul disegno.

Ora che la torta è assemblata e le decorazioni si stanno in qualche modo coagulando, fate sciogliere a bagnomaria 300 gr di cioccolato bianco [e se no il terzo cioccolato dov'era???] e coprite la torta con il Galak liquido.
Cercate di glassare anche i lati della torta, smerdando il centrino il meno possibile. Meno di quello che ho fatto io.
Finché il cioccolato bianco non è ancora completamente rappreso, approfittate dello stato plasma per disporre su di esso le decorazioni, che in questo modo vi rimarranno fissate.

Attenzione: la glassa è come l'oceano: non restituisce quello che vi si butta, quindi prendete le misure con estrema attenzione; fatevi passare quel cazzo di tremito alle mani da Salvate il Soldato Ryan e staccate, con tutta la delicatezza del mondo, il trombone dalla carta da forno.
Attenzione a non romperlo.
E' fragilissimo, occhio.
Merda.
Il trombone è troppo lungo. O il diametro della torta è troppo corto.
/sigla/ E' IL MOMENTO DELLA CRISI DI NERVI /fine sigla/
C'è una soluzione sola: accorciare il trombone.
Tradotto: spezzare con le vostre mani quello che fin'ora avete cercato con tutti i vostri sforzi di mantenere intatto. Mentre meditate seriamente di farvi cambiare legalmente nome in Medea, cercate almeno di non fare scempio delle spoglie del trombone e di amputare in maniera netta e pulita, ricucendo il più precisamente possibile le parti


Va da sè che, se era lungo il trombone, è lunga anche la scritta "congratulazioni". Siete troppo sfiniti per avere un'altra crisi di nervi, oltretutto, senza neppure l'effetto sorpresa, sarebbe ancor più da stupidi; quindi, lasciate intatti quei due piatti spaiati che vi sono rimasti e dedicatevi a realizzare altre decorazioni.
Per esempio, un inedito e imprevedibile pentagramma!
Dopo 55 righe troppo spesse per essere fruibili dal punto di vista estetico e 15 troppo sottili per esserlo da quello pratico, orientatevi su una sicuramente più gradita chiave di sol campata in aria e due crome accazzo giustificate da una soluzione grafica infantile


Posto che la prossima volta vi scegliete amici affetti da amusìa, sordità o che al massimo suonano il triangolo, ora dovete solo trasferire l'incudine svizzera in un portatorta di cemento armato e poi potrete iniziare a pensare con angoscia al giorno della specialistica.

lunedì 2 marzo 2009

Un pomeriggio culturale

Anche ieri ci è arrivato il mesaggino del Verdi che ci ha reso nota la disponibilità di un trilione di biglietti a metà prezzo. Facciamo due conti, capiamo che it's now or never, e ci fiondiamo in coda, con le carote ingoiate intere che mi infilzano le pareti dello stomaco.
Gli springsteeniani, notate, fanno la coda anche per l'opera, altrimenti non si devertono.
I posti rimasti sono quelli che sono, sempre un po' laterali, dietro una colonna, con un riflettore in mano, in equilibrio sulla ringhiera...ma per dieci euro non è che si possa andare tanto per il sottile.

Ci vengono assegnati posti di loggione laterale, molto a destra guardando il palco: da lì ci perdiamo tre quarti della scena, in compenso la buca dell'orchestra è ben visibile, specie sporgendosi pericolosamente. Da questa altezza, se perdo un orecchino uccido un aerofono [non è che sono distante, è che proprio non so distinguerli!].

Ma da quassù, per soli dieci euro a testa, assistiamo a ben DUE spettacoli DUE.
Il violino della seconda fila a sinistra, contando dal direttore, è svogliato e si regge la testa. Si asciuga spesso l'occhio destro; forse ha la congiuntivite.
La Violinista Coi Capelli Rossi alla sua sinistra è molto presa dallo stato d'animo del collega e gli dice qualcosa, evidentemente per confortarlo. Dal modo in cui gesticola capisco che vuole persuaderlo di qualche somma verità filosofica - tipo che le bionde sono tutte puttane.
Io capisco che la morosa l'ha scaricato la sera prima. O la mattina stessa, magari. Non c'è altra spiegazione.

Uno che ha la congiuntivite lo compatisci, non lo consoli, non cerchi di farlo star meglio parlandogli. Lui suona poco, perde il segno, è pronto per pizzicare quando bisogna strofinare e inizia a stofinare un sospiro dopo gli altri, dopo che la Rossa gli ha mostrato ad archettate a che punto dello spartito stiamo.
Da un certo punto in poi anche il violinista della fila davanti a lui, il sosia di Alan Friedman, comincia ad interessarsi della telenovela e si gira sporadicamente per vedere come va, scambiandosi occhiate con la Rossa, la quale scuote il capo, sconsolata.
In seguito, la Rossa - palesemente innamorata dell'infelice, per la cronaca un biondino scarmigliato con la barba lunga, gli occhialetti e l'aria dell'artista problematico, ma a tratti scanzonato, una cosa a metà tra Enrico Ghezzi e Ewan Mc Gregor, uno che alla mattina deve spalare la figa dalla porta di casa, altrimenti non riesce a uscire - le prova tutte per distrarlo e farlo sorridere, dalla pantomima allo spogliarello.

Mezza orchestra si appassiona all'evoluzione delle vicende sentimentali del giovane Kenobi; l'altra mezza ha le balle girate perché ha già capito che stasera finisce che la Rossa - sempre per amicizia, sempre per consolarlo - gliela dà, e pensa con fastidio alle future rappresentazioni in cui, a rapporto inevitabilmente terminato [lui, lenite le sue pene e soddisfatto il suo pene, si stufa subito e le darà dei clamorosi tagli - lei, che gli vuole bene veramente e vorrà almeno conservare l'amicizia, lo angoscerà standogli addosso come una madre], la tensione fra i due farà somigliare la buca dell'orchestra ad un gigantesco congelatore da autogrill per il cornetto Algida.

I tempi non sono ancora maturi, comunque, e i più ingenui partecipano alla gara di simpatia per risollevare il biondino; tra essi si distingue un gigantesco sosia di Richie LaBamba [oggi i sosia mi vengono così, che posso farci?] che, al rientro dalla pausa fra i due atti, gli assesta una amichevole pacca sulla collottola che a momenti lo riduce alla paralisi e lo "invita" a prendere posto con il garbo, e l'espressione rassicurante, di Luca Brasi.
Anche nel secondo atto il giovane Kenobi ha la testa da un'altra parte, tiene il violino con il solo mento e il gomito destro appoggiato alla balaustra, con la faccia di quello che è lì perché ce l'hanno portato di peso, ma lui voleva stare a casa a imbruttirsi davanti alla partita; che poi, a ben guardare a lui la musica neanche ci piace, è lì perché ha un fratello che ha dodici anni più di lui e suona la chitarra, e quando lui era bambino vedeva che il fratello, suonando, prendeva un sacco di gnocca e allora quando aveva quattro anni ha detto "voglio suonare anche io, ma non la chitarra, che sono capaci tutti, no, io suonerò una cosa molto più difficile per far vedere che sono più bravo...tipo...tipo...il violino!", e disgraziatamnte sua mamma gli ha detto "va bene". Oppure aveva una zia pazza e megalomane che anziché regalargli un pallone gli ha regalato un violino e sfiga volle che fosse anche bravetto a usarlo, ma lui non voleva fare il violinista, e adesso se anche il violino cade e si sfascia non gliene frega niente.
Lui voleva fare l'alberghiero e aprire una friggitoria a Tampere; se avesse una friggitoria a Tampere a quest'ora non avrebbe il cuore spezzato a causa della Stronza Imperiale che lo ha piantato perché l'altra sera, mentre lui suonava in teatro, è andata a bere "una cosa" con le amiche e c'era questo qui, questo Andrea, così simpatico, che fa il commesso in un negozio di consumabili, tipo toner, cartucce, roba così, e sta tutto il giorno su internet, e legge un casino, ma roba che dovresti sentire - amore - quante ne sa, cioè, tiggiuro, è simpaticissimo, tipo che sa tutte le barzellette su Chuck Norris, e poi mi ha detto che anche lui ha la fidanzata che lavora alla sera - come te, amore - perché fa la cameriera, e allora capisce che noia il dopocena da soli, e così mi ha detto che la prossima volta che suoni di venerdì sera magari intanto io e lui andiamo a mangiare una pizza o a vedere un film, e poi tu e la fidanzata ci raggiungete, così andiamo a bere una cosa. Mi ha detto che al cinema adesso c'è questo film che si chiama "piccolo grande amore" che lui lo vorrebbe vedere, ma che lo sa già che alla morosa non piace, perchè lei è una che di sera fa la cameriera perché di giorno studia, sta facendo un dottorato, un master, non lo so, non ho capito, Storia di qualcosa, figurati, cheppalle.
Ecco, è così che dev'essere andata.
La Stefania, dopo cinque settimane di passione, l'ha piantato per uno sfigato che va a vedere film di merda [presumo, mi rifiuto di verificare] e ascolta solo Radio DeeJay. Probabilmente gli spuntano le mutande dalla cintura di Gucci.
E ora il giovane Kenobi ha la testa fra le mani e l'amorevole sguardo della Violinista coi Capelli Rossi sul tormentato capo. Lei fa quasi pena, non è neppure più eroica, in tanta dedizione, è un macchiettistico incrocio fra Lucy Van Pelt, persa dietro a un musicista che non la calcola, e Piperita Patti, che rifiuta il fatto che Charlie Brown sia innamorato di un'altra a livello praticamente inconscio.

Io non mi accorgo nemmeno più di quello che accade sulla scena, salvo qualche sporadica occhiata nelle meritevoli scollature del coro, presa come sono a decifrare i pochi gesti che possono scambiarsi i musicisti. Alessio, dopo la ventesima volta che gli disturbo l'ascolto per attirare la sua attenzione sul Worttondrama che si sta verificando nella buca, mi intima di non rompergli più le scatole e di stare, piuttosto, attenta a non staccare qualche spina dalla presa con qualche movimento goffo, lasciando mezzo palco al buio.

A me quest'opera è piaciuta tanto tanto tanto e quasi quasi domani sera torno a vederla perché credo che questo allestimento abbia ancora tanto da dire allo spettatore attento e se ci sono di nuovo biglietti a metà prezzo prendo posti di prima galleria, ma sempre laterale destro guardando il palco che, con un po' di culo, magari stando in basso riesco anche a sentire cosa si dicono.