Anche ieri ci è arrivato il mesaggino del Verdi che ci ha reso nota la disponibilità di un trilione di biglietti a metà prezzo. Facciamo due conti, capiamo che it's now or never, e ci fiondiamo in coda, con le carote ingoiate intere che mi infilzano le pareti dello stomaco.
Gli springsteeniani, notate, fanno la coda anche per l'opera, altrimenti non si devertono.
I posti rimasti sono quelli che sono, sempre un po' laterali, dietro una colonna, con un riflettore in mano, in equilibrio sulla ringhiera...ma per dieci euro non è che si possa andare tanto per il sottile.
Ci vengono assegnati posti di loggione laterale, molto a destra guardando il palco: da lì ci perdiamo tre quarti della scena, in compenso la buca dell'orchestra è ben visibile, specie sporgendosi pericolosamente. Da questa altezza, se perdo un orecchino uccido un aerofono [non è che sono distante, è che proprio non so distinguerli!].
Ma da quassù, per soli dieci euro a testa, assistiamo a ben DUE spettacoli DUE.
Il violino della seconda fila a sinistra, contando dal direttore, è svogliato e si regge la testa. Si asciuga spesso l'occhio destro; forse ha la congiuntivite.
La Violinista Coi Capelli Rossi alla sua sinistra è molto presa dallo stato d'animo del collega e gli dice qualcosa, evidentemente per confortarlo. Dal modo in cui gesticola capisco che vuole persuaderlo di qualche somma verità filosofica - tipo che le bionde sono tutte puttane.
Io capisco che la morosa l'ha scaricato la sera prima. O la mattina stessa, magari. Non c'è altra spiegazione.
Uno che ha la congiuntivite lo compatisci, non lo consoli, non cerchi di farlo star meglio parlandogli. Lui suona poco, perde il segno, è pronto per pizzicare quando bisogna strofinare e inizia a stofinare un sospiro dopo gli altri, dopo che la Rossa gli ha mostrato ad archettate a che punto dello spartito stiamo.
Da un certo punto in poi anche il violinista della fila davanti a lui, il sosia di Alan Friedman, comincia ad interessarsi della telenovela e si gira sporadicamente per vedere come va, scambiandosi occhiate con la Rossa, la quale scuote il capo, sconsolata.
In seguito, la Rossa - palesemente innamorata dell'infelice, per la cronaca un biondino scarmigliato con la barba lunga, gli occhialetti e l'aria dell'artista problematico, ma a tratti scanzonato, una cosa a metà tra Enrico Ghezzi e Ewan Mc Gregor, uno che alla mattina deve spalare la figa dalla porta di casa, altrimenti non riesce a uscire - le prova tutte per distrarlo e farlo sorridere, dalla pantomima allo spogliarello.
Mezza orchestra si appassiona all'evoluzione delle vicende sentimentali del giovane Kenobi; l'altra mezza ha le balle girate perché ha già capito che stasera finisce che la Rossa - sempre per amicizia, sempre per consolarlo - gliela dà, e pensa con fastidio alle future rappresentazioni in cui, a rapporto inevitabilmente terminato [lui, lenite le sue pene e soddisfatto il suo pene, si stufa subito e le darà dei clamorosi tagli - lei, che gli vuole bene veramente e vorrà almeno conservare l'amicizia, lo angoscerà standogli addosso come una madre], la tensione fra i due farà somigliare la buca dell'orchestra ad un gigantesco congelatore da autogrill per il cornetto Algida.
I tempi non sono ancora maturi, comunque, e i più ingenui partecipano alla gara di simpatia per risollevare il biondino; tra essi si distingue un gigantesco sosia di Richie LaBamba [oggi i sosia mi vengono così, che posso farci?] che, al rientro dalla pausa fra i due atti, gli assesta una amichevole pacca sulla collottola che a momenti lo riduce alla paralisi e lo "invita" a prendere posto con il garbo, e l'espressione rassicurante, di Luca Brasi.
Anche nel secondo atto il giovane Kenobi ha la testa da un'altra parte, tiene il violino con il solo mento e il gomito destro appoggiato alla balaustra, con la faccia di quello che è lì perché ce l'hanno portato di peso, ma lui voleva stare a casa a imbruttirsi davanti alla partita; che poi, a ben guardare a lui la musica neanche ci piace, è lì perché ha un fratello che ha dodici anni più di lui e suona la chitarra, e quando lui era bambino vedeva che il fratello, suonando, prendeva un sacco di gnocca e allora quando aveva quattro anni ha detto "voglio suonare anche io, ma non la chitarra, che sono capaci tutti, no, io suonerò una cosa molto più difficile per far vedere che sono più bravo...tipo...tipo...il violino!", e disgraziatamnte sua mamma gli ha detto "va bene". Oppure aveva una zia pazza e megalomane che anziché regalargli un pallone gli ha regalato un violino e sfiga volle che fosse anche bravetto a usarlo, ma lui non voleva fare il violinista, e adesso se anche il violino cade e si sfascia non gliene frega niente.
Lui voleva fare l'alberghiero e aprire una friggitoria a Tampere; se avesse una friggitoria a Tampere a quest'ora non avrebbe il cuore spezzato a causa della Stronza Imperiale che lo ha piantato perché l'altra sera, mentre lui suonava in teatro, è andata a bere "una cosa" con le amiche e c'era questo qui, questo Andrea, così simpatico, che fa il commesso in un negozio di consumabili, tipo toner, cartucce, roba così, e sta tutto il giorno su internet, e legge un casino, ma roba che dovresti sentire - amore - quante ne sa, cioè, tiggiuro, è simpaticissimo, tipo che sa tutte le barzellette su Chuck Norris, e poi mi ha detto che anche lui ha la fidanzata che lavora alla sera - come te, amore - perché fa la cameriera, e allora capisce che noia il dopocena da soli, e così mi ha detto che la prossima volta che suoni di venerdì sera magari intanto io e lui andiamo a mangiare una pizza o a vedere un film, e poi tu e la fidanzata ci raggiungete, così andiamo a bere una cosa. Mi ha detto che al cinema adesso c'è questo film che si chiama "piccolo grande amore" che lui lo vorrebbe vedere, ma che lo sa già che alla morosa non piace, perchè lei è una che di sera fa la cameriera perché di giorno studia, sta facendo un dottorato, un master, non lo so, non ho capito, Storia di qualcosa, figurati, cheppalle.
Ecco, è così che dev'essere andata.
La Stefania, dopo cinque settimane di passione, l'ha piantato per uno sfigato che va a vedere film di merda [presumo, mi rifiuto di verificare] e ascolta solo Radio DeeJay. Probabilmente gli spuntano le mutande dalla cintura di Gucci.
E ora il giovane Kenobi ha la testa fra le mani e l'amorevole sguardo della Violinista coi Capelli Rossi sul tormentato capo. Lei fa quasi pena, non è neppure più eroica, in tanta dedizione, è un macchiettistico incrocio fra Lucy Van Pelt, persa dietro a un musicista che non la calcola, e Piperita Patti, che rifiuta il fatto che Charlie Brown sia innamorato di un'altra a livello praticamente inconscio.
Io non mi accorgo nemmeno più di quello che accade sulla scena, salvo qualche sporadica occhiata nelle meritevoli scollature del coro, presa come sono a decifrare i pochi gesti che possono scambiarsi i musicisti. Alessio, dopo la ventesima volta che gli disturbo l'ascolto per attirare la sua attenzione sul Worttondrama che si sta verificando nella buca, mi intima di non rompergli più le scatole e di stare, piuttosto, attenta a non staccare qualche spina dalla presa con qualche movimento goffo, lasciando mezzo palco al buio.
A me quest'opera è piaciuta tanto tanto tanto e quasi quasi domani sera torno a vederla perché credo che questo allestimento abbia ancora tanto da dire allo spettatore attento e se ci sono di nuovo biglietti a metà prezzo prendo posti di prima galleria, ma sempre laterale destro guardando il palco che, con un po' di culo, magari stando in basso riesco anche a sentire cosa si dicono.
lunedì 2 marzo 2009
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1 commento:
Se solo io potessi guardare gli spettacoli attraverso la tua testa andrei a teatro molto + spesso e sarei molto + felice. O almeno + allegra. Ti voglio bene!
F
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