Siamo andati a vedere Genio Neghi, cioè Evgenij Onegin, opera lirica di Čajkovskij tratta dall'omonimo romanzo in versi di Puškin, autore, tra l'altro, anche del Boris Godunov da cui l'opera di Musorgskij.
Allestimento pazzesco, posti buonissimi [sebbene inizialmente divisi sulla base del ragionamento dell'astuta bigliettaia secondo il quale, se uno va da solo a comprare due biglietti, vuol dire che il secondo spettatore gli sta sui coglioni, quindi gli vanno dati posti distanti], pubblico - come di consueto - un po' indisciplinato, ma nei limiti dei sopportabile.
Quindi, si direbbe, tutto bene.
La figata del Verdi è che è sopratitolato, cioè c'è uno schermo, sospeso sotto l'arcoscenico, su cui compaiono i versi - o la traduzione di essi - man mano che vengono cantati.
Molti lo avranno apprezzato in questa opera, che è in Russo; per me è fondamentale sempre, perché non capisco una sillaba di quello che dicono i cantanti. Neanche "libiamo" nella Traviata: me lo aspetto, lo deduco, ma non lo distinguo.
Insomma: per mia disgrazia, sono abituata a passare dallo schermo alla scena, so seguire l'opera senza perdere una riga del karaoke.
Ed è grazie a questa nefasta abilità che assisto alla tragedia.
Ero da poco passata sopra alla virgola tra due coordinate; "capita", mi son detta. Non dovrebbe, ma capita. Può sfuggire, metti che il Russo sia una di quelle lingue che mette la virgola sempre e comunque tra due proposizioni, il traduttore magari l'ha riportata per praticità ed è scappata alla correzione della bozza....insomma, è un'ipotesi un po' campata in aria, ma non è inverosimile.
E poi l'orrenda visione: qual è con l'apostrofo.
"Dove???" - direte voi? Legittima domanda.
Dove cazzo mai si mette l'apostrofo in "qual è"? Non vedo posti dove un apostrofo possa stare: q'ual è? qua'l è?
Sono tutte proposte altrettanto valide di quella che ho visto io: qual'è.
Questo non ti può sfuggire: lo devi volere.
Devi scegliere consciamente di mettere un apostrofo tra la L e la E.
E quale demone malvagio ti spinge a farlo?
"Qual" è una parola che esiste così com'è: è quello che si chiama "troncamento". Non è un'elisione, non è - cioè - la caduta momentanea di una vocale davanti ad un'altra per ragioni foniche, segnalata da un apostrofo ad indicare, per l'appunto, che in quel posticino ci starebbe qualcosa.
Tra "qual" ed "è" non manca niente. "Qual" è un troncamento di "quale", formato, fossile, cristallizzato, immutabile e che vive di vita propria.
Qualcuno ha mai scritto "qual /apostrofo/ buon /apostrofo/ vento?" Eppure "buon" è come dire "buono".
"Mmm, come fumerei volentieri un buon' sigaro, ora!"
Vi pare normale? E allora perché qual è con l'apostrofo?
Colgo l'occasione per sfogare altre mie fisime senili:
1. "Un po'" con l'apostrofo, non con l'accento. Rappresenta "un poco": fai cadere "-co" e ci metti un apostrofo per indicare che manca qualcosa.
L'accento, perché? Su quale altra sillaba immaginaria cercheresti di far cadere l'accento, altrimenti, da sentire l'urgenza di specificare che - invece - lo vuoi proprio mettere lì?
2. La K non è una lettera dell'alfabeto italiano. Sicuramente, ne rappresenta alcuni suoni. Allora, sii coerente: o scrivi in alfabeto italiano - e mi fai il santo piacere di usare c, ch e q - o scrivi in alfabeto fonetico.
E adesso ti voglio vedere a mandare messaggini, 'mbecille!
3. A proposito di messaggini: tutti li chiamano SMS, per brevità, ritengo. Ma SMS significa "short message service". Quindi, quando dite "ti mando un sms" dite "ti mando un servizio di breve messaggio". Ha senso? Dite messaggio, costa uguale.
Se, invece, dovete digitare e volete risparmiare caratteri [scusa patetica dietro la quale si trincerano i fruitori di K e "po'" accentati], sintetizzate altrove.
Se un concetto non può essere espresso in 160 caratteri, forse vale la pena telefonare!
4. L'aspetto estetico della propria scrittura è la grafia. A seconda che sia comprensibile e gradevole da vedere, ciascuno può avere una bella o una brutta grafia.
Se è bella si chiama calligrafia.
Di conseguenza non si può avere una brutta calligrafia. E' insensato.
Ci sono già io, al mondo, che blatero senza ritegno.
Voi, che siete più saggi, badate a quello che dite e scrivete!
sabato 4 aprile 2009
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