RESTA AGGIORNATO INSERISCI LA TUA EMAIL:

Delivered by FeedBurner

mercoledì 12 novembre 2008

Il pranzo della domenica

Da molto tempo volevamo portare i Giraffi Sposi a mangiare in un posto oltreconfine dove servono piatti alla brace, prevalentemente pescato del giorno, in un ambiente rustico, ma fine e raccolto, più adatto alle coppiette [meglio se clandestine] che alle famiglie, con prezzi più da Versilia che da Slovenia, ma con una qualità di materia prima e una competenza nella preparazione che Escoffier, nominandolo da vivo, gli fa una pippa.

Siccome era chiuso siamo andati in un ruspante agriturismo croato sui bricchi di Umago.

Sebbene provata dalla produzione della torta di pannolini, l'instancabile Giraffa è già nel rutilante mondo del Natale, immersa nella realizzazione di pupolotti per il mercatino di Barcola.
Conscia che neppure lei tutto puote, mi insignisce della più alta onorificenza tra cuochi e mi subappalta la produzione dei dolci.
E' la cosa di cui vado più orgogliosa nella vita, è come se Michelangelo mi avesse detto "Scusa, Larry, ho un po' di mal di collo, la finiresti tu la Cappella Sistina, per favore?", come se fosse venuto Paganini e mi avesse detto "Belin, oggi non c'ho proprio testa, ci vai te a suonare al mio posto?" [Paganini, è noto a tutti, parlava con il fatidioso "ci" pleonastico, intercalare tipico genovese]

Non mi riprenderò mai dalla sbornia di orgoglio e, se proprio volete saperlo, sì: il successo dà alla testa.

Il locale è meno rustico di come me lo aspettassi, anzi è curato, luminoso e sfoggia tovaglie rosa e arancioni, palesemente in onore di Francesca e mio.
Dopo una morra cinese all'ultimo sangue [con scorrettezze del tipo "ti taglio due dita così diventa sasso e la mia carta lo batte"], in maniera molto matura ci accomodiamo al tavolo arancione.

Una volta che abbiamo faticosamente ottenuto quei facoltativi recipienti che gli italiani chiamano "bicchieri" e che gli istriani sembrano non utilizzare, ecco cosa ci viene servito:

Nessun commento: